Se la crisi economica è il convitato di pietra dei discorsi sui bilanci di questo periodo, accanto alle ipotesi di fiscalità di crisi emerge la richiesta di una riscrittura del Tuir per il ritorno alla normalità. Riscrittura che, tra l'altro, dovrebbe vedere l'alleggerimento della stretta sugli interessi passivi. Su questa soluzione, prospettata lunedì dal sottosegretario all'Economia, Daniele Molgora, (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), si pronuncia anche Maurizio Leo, presidente della Commissione bicamerale per l'anagrafe tributaria, per il quale la soluzione potrebbe essere quella di fissare, come nel modello tedesco, un tetto massimo di deducibilità. Tetto che, secondo le prime ipotesi che si fanno, potrebbe essere di un milione di euro.
La crisi globale arriva nel sistema italiano quando questo si era lanciato anima e corpo nell'avventura della contabilità redatta secondo i principi internazionali con il recepimento di questa scelta ai fini fiscali avvenuta con la Finanziaria 2008 e con l'ultimo suo frutto, ovvero il regolamento del ministro dell'Economia, attualmente all'esame del Consiglio di Stato. È proprio la crisi, il punto dolente quando si parla di questi argomenti, come avenuto ieri nel convegno svoltosi a Roma e organizzato da «Luiss Business School» e Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec). E le domande che emergono – puntualmente poste da Paolo Moretti, del Cndcec – sono se la crisi era prevedibile, se le attuali regole contabili e fiscali andranno riviste, se le regole le deve fare il mercato o la politica.
La fiscalità di crisi è esplicitamente prospettata dal presidente del Cndcec, Claudio Siciliotti, anche se, passata l'emergenza, si dovrebbero riscrivere il Testo unico, per quando si tornerà alla normalità. A proposito degli Ias, Massimo Tezzon, segretario generale dell'Oic, spiega che servono per la presentazione delle imprese sui mercati. «Ma si tratta - afferma - di un sistema che funziona se i mercati sono efficienti. Nell'ultimo periodo si è registrato il fallimento non solo del mercato, ma anche dei compiti regolatori delle autorità statali».
Per il direttore delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, il decreto ministeriale è un primo momento di regolazione, ma resta aperto il confronto con le imprese. E se per le aziende si è data attuazione al principio di derivazione dell'imponibile dal bilancio, per l'Erario si è garantita, con la clausola di salvaguardia, l'invarianza del gettito. E Laura Zaccaria, direttore dell'area bilancio, finanze e tributario dell'Abi, ricorda come il confronto con le associazioni sia stato molto serrato: «È importante però che, dopo anni di applicazione al buio – afferma Zaccaria – si sia arrivati a un chiarimento». Zaccaria sottolinea, poi, che occorre, come annunciava la Finanziaria 2008, una riscrittura del Testo unico per le imprese che applicano la contabilità secondo i principi contabili. E anche Ivan Vacca, condirettore di Assonime, spiega che nonostante la sua contrarietà agli Ias, l'intervento della Finanziaria 2008 era ormai inevitabile.
I problemi interpretativi restano aperti e preoccupano gli operatori. In primo luogo la minisanatoria per i comportamenti passati purché coerenti per tre periodi di imposta e nel rispetto dei principi contabili. Secondo Attilio Befera, direttore dell'agenzia delle Entrate, problemi in sede di accertamento, con l'applicazione degli Ias, potranno esserci sia per i contribuenti che per gli uffici. E Vacca ricorda che i verificatori andranno a controllare le scelte delle imprese e che sulla traduzione dei principi si aprono spazi che possono creare problemi se non gestiti in un confronto tra i diversi soggetti.
